I dati purtroppo parlano chiaro, il rischio amianto in Lombardia è il più alto registrato in Italia. La Regione del nord conta ogni anno più di 2.000 decessi per malattie asbesto correlate, tanto che si è cominciato a parlare di una vera e propria epidemia causata dal materiale edile bandito nel 1992 e dalle sue pericolose fibre invisibili.
L’avvocato Ezio Bonanni (che è anche il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto) durante un intervento al convengo “Rischio amianto: prevenzione del danno e tutela delle vittime”, tenutosi presso il Salone Valente del Tribunale di Milano, ha spiegato che tali dati sono allarmanti e servono interventi immediati.
Secondo quanto riportato da Bonanni, si stima che a Milano e in Lombardia siano concentrati il 25% dei casi italiani totali di mesotelioma (il pericoloso tumore che colpisce i polmoni causato proprio dall’amianto). L’unico dato incoraggiante dell’intera disamina è quello relativo allo smaltimento degli artefatti a rischio. La Lombardia è infatti la più produttiva in tale senso con il 28,6%.
Tuttavia, c’è ben poco da festeggiare soprattutto se si pensa che vi sono oltre 213.483 strutture ancora da bonificare per un totale di 5.639.924 metri cubi di amianto da rimuovere. Cifre da capogiro che fanno ancora più impressione se si pensa ai ritmi fin troppo lenti dei lavori. Con l’attuale velocità si ipotizza che la totale bonifica del territorio lombardo avverrà entro il 2032.
Considerando però che il tempo d’incubazione delle fibrei killer può superare i 50 anni, è plausibile pensare che la fine del rischio amianto in Lombardia la si potrà effettivamente vedere solo nel 2082. Una previsione purtroppo meno pessimistica di quanto si potrebbe pensare, ma non tutto è perduto.
Bonanni non si è fatto latore solo di brutte notizie, ma durante il convegno ha voluto offrire dei possibili percorsi per provare a contenere il numero di vittime causate dal pericoloso minerale. Accelerare la mappatura dei siti a rischio e la rispettiva bonifica, può fare un enorme differenza nel salvare vite.
Si auspica quindi che con l’apporto di una parte dei fondi strutturali europei, del Pnrr, dei crediti d’imposta e con la giusta defiscalizzazione, i lavori potranno divenire accessibili a tutti (compresi i privati) e più rapidi nel completamento.