La revisione sulle norme UE relative all’amianto è uno dei cavalli di battaglia del Partito Popolare Europeo a cui appartiene l’attuale presidentessa della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. L’obiettivo è quello di sensibilizzare gli altri stati membri sull’importanza di censire e bonificare il maggior numero possibile di edifici ancora interessati da questo materiale killer.
L’iniziativa va a sostegno della lotta contro il cancro sviluppatosi sul posto di lavoro. Stando ai dati raccolti, infatti, oltre il 78% dei casi di tumori di questo genere dipende proprio dall’esposizione all’amianto. Se poi si considera il fatto che attualmente i lavoratori che si trovano a dover svolgere le proprie attività in edifici non a norma si aggira tra i 4,1 milioni e i 7,3 milioni, si può ben comprendere l’entità dei rischi che corrono.
Un altro dato allarmante emerso durante la discussione per la revisione delle norme UE per l’amianto è quello che riguarda le morti per malattie asbesto correlate avvenute nel 2019. Si parla di circa 70 mila fra uomini e donne che hanno perduto la propria vita in tutta la Comunità Europea.
È dunque chiaro come, nonostante la messa al bando dell’Eternit avvenuta nel 2005 a livello europeo, i problemi ad esso correlati siano tutt’altro che debellati. Secondo le stime sono ancora 220 milioni gli edifici che necessitano interventi di messa in sicurezza e bonifica, poiché realizzati prima del divieto ufficiale.
Alla luce dei preoccupanti numeri appena discussi, il PPE ha quindi avanzato la proposta di intervenire sulla direttiva legata alle prestazioni energetiche in edilizia. Applicando la revisione delle norme UE sull’amianto in tale ambito si vuole spingere gli stati membri a ridurre, entro due anni, la soglia di esposizione.
Ad oggi tale livello è dello 0,1 fibre di amianto per centimetro cubo, mentre con le nuove disposizioni si punta ad arrivare allo 0,01 fibre per cm3. Una sfida non indifferente, insomma, che tuttavia potrebbe essere l’unica strada percorribile per mettere una volta per tutte la parola fine alle malattie asbesto correlate.
Se le azioni in tale senso subiranno l’accelerazione sperata, allora sarà possibile arrivare a prevenire addirittura il 40% di tumori e salvare moltissime vite prima che sia troppo tardi.