
L’istituzione di un piano regionale amianto si è resa necessaria a causa dell’effettiva mancanza di un piano di interventi regolamentato a livello nazionale. In verità il piano esiste ed è già stato redatto, il problema è che manca l’approvazione ufficiale del Governo. A causa dell’urgenza degli interventi, alcune regioni hanno preso l’iniziativa e hanno redatto in autonomia dei piani per eliminare l’amianto.
Una delle prime regioni ad istituire un piano regionale amianto è stata l’Abruzzo. Questo provvedimento, in attesa da anni di essere varato, si focalizza sulla decontaminazione, sullo smaltimento e sulla bonifica degli edifici a rischio. A questi principi si sommano poi linee guida per tutelare l’ambiente, la salute dei lavoratori e dei cittadini, attraverso una forte attività di sensibilizzazione sul problema.
Con il piano abruzzese si cerca anche di sorvegliare gli aspetti epidemiologici e sanitari legati ai possibili luoghi in cui sia in atto un’esposizione all’amianto, in modo da garantire la qualità e la praticabilità degli ambienti interessati da questo materiale.
Nel piano sono codificate anche le azioni necessarie per raggiungere i suddetti obiettivi. In particolare si parla di acquisire, in maniera efficace, informazioni attendibili per monitorare la situazione di edifici e acquedotti interessati dalla presenza di amianto. Di un consolidamento delle capacità di analisi dei laboratori, e di stabilire criteri di priorità per gli interventi di bonifica.
L’altra regione che ha dato il via ad un piano regionale amianto in autonomia è il Piemonte. In questo caso il provvedimento si focalizza su una nuova metodologia atta a mappare la presenza dell’amianto in natura. L’amianto, infatti, può trovarsi naturalmente nelle rocce che, se spezzate o lavorate, rischiano di rilasciare microfibre cancerogene.
Individuare la presenza di siti a rischio è quindi cruciale per evitare altri incidenti legati alla tossicità dell’amianto. Il Piemonte è stata la prima regione a trovare un metodo per identificare le suddette formazioni rocciose che si è rivelato talmente efficiente da essere adottato anche da altre regioni.
Con questa nuova metodologia è possibile individuare anche siti in cui l’amianto è presente in artefatti umani, con la possibilità di classificarne il livello di pericolosità. La scala di probabilità di presenza del pericoloso minerale è divisa in 5 gradi che vanno da basso ad alto.