Mappatura dell'amianto: lo stato dell'arte in Italia

 La mappatura dell'amianto è un oggettivo nervo scoperto per il nostro Paese. A dimostrarlo ci pensa uno studio condotto dallo Sportello Amianto Nazionale. I lavori per questa ricerca sono iniziati in seguito alla III conferenza nazionale sull'amianto, che si è tenuta a Casale Monferrato nel novembre del 2017.
 
Lo studio è stato condotto con lo scopo di inquadrare lo stato dell'arte della mappatura dell'amianto a più di 25 anni dall'approvazione della 257/1992, legge che ha sancito la messa al bando della fibra killer. Cosa hanno fatto fino ad ora le amministrazioni regionali e locali coinvolte nei processi di bonifica e nella mappatura dei luoghi caratterizzati dalla presenza di asbesto?
 
A tal proposito, è essenziale ricordare che, in ottemperanza alle leggi di trasparenza della Pubblica Amministrazione, i dati relativi alla mappatura devono essere di pubblico dominio e facilmente consultabili.
 

Studio sulla mappatura dell'amianto: la partenza dal criterio di pubblicità
 

In considerazione di quanto appena ricordato, lo studio non è partito dai dati del Ministero dell'Ambiente, ma dal criterio di pubblicità imposto dalla normativa vigente. Quest'ultima, obbliga gli enti coinvolti a rendere pubblici tutti i registri di censimento dei siti con amianto. 
 
Partendo da queste basi, i tecnici dello Sportello Amianto Nazionale hanno analizzato tutti i siti delle ARPA, degli enti regionali e delle province. Inoltre, è stata avviata una ricerca degli atti pubblici onde visionare i dati sul censimento pubblicati dalle ASL per autonotifica.
 
Il quadro emerso è a dir poco sconfortante. Solo 8 ARPA su 20 hanno infatti pubblicato, in modo non sempre chiaro, dati relativi alla mappatura dell'amianto. I criteri di pubblicazione sono inoltre soggettivi e privi di uniformità. Nonostante questo sono stati riscontrati degli esempi virtuosi, uno su tutti quello del Piemonte. In questo caso, infatti, i dati pubblicati da ARPA risultano estremamente completi. 
 
Negli altri 12 casi, online non è presente alcun dato sulla mappatura e, nei frangenti in cui le informazioni sono state pubblicate, sono difficili da raggiungere anche per un pubblico con un alto know how tecnologico.
 
La situazione si presenta ancora più complicata se si guarda al panorama delle ASL, che presenta delle forti deficienze dal punto di vista dei criteri di uniformità oltre che delle problematiche importanti concernenti l'accesso agli atti pubblici.
 
Secondo i dati di fatto di questo studio, a quasi 30 anni dalla messa al bando dell'asbesto, la mappatura dei siti contaminati ha coinvolto solo il 30% del territorio italiano ed è stata pubblicizzata con protocolli di comunicazione privi di qualsiasi omogeneità.




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