
I manufatti in cemento amianto sono ancora molto presenti sul territorio nazionale. A volte i proprietari ne sono consapevoli, altre volte li ritrovano per caso in cantine, garage o vecchie soffitte. Sapere cosa fare in caso se ne rinvenga uno è molto importante, poiché l’amianto costituisce un concreto rischio per la salute a causa delle sue fibre cancerogene che ne hanno determinato la messa al bando.
Ogni regione prevede piani d’intervento differenti per la rimozione di manufatti in cemento amianto, ma in linea di massima le procedure sono più o meno simili per tutti. La prima cosa da fare, infatti, è quella di capire chi è il proprietario del manufatto.
Se l’oggetto appartiene direttamente a colui che ne effettua la denuncia, allora è obbligato a verificarne lo stato di conservazione. Per fare ciò può rivolgersi ad un tecnico specializzato di sua fiducia , che procederà con l’analisi. Dopo tale sopralluogo verrà definito un indice di pericolosità che determinerà le azioni obbligatorie successive:
Nel caso l’artefatto appartenga a qualcun altro e se ne intenda segnalare la presenza, allora il cittadino può procedere inviando una richiesta di verifica dello stato di conservazione. Tale domanda può essere presentata sia in Comune, ma anche all’Azienda Sanitaria Locale. Le autorità competenti procederanno poi ad attivare il procedimento per effettuare i controlli del caso.
Nel caso si rendesse necessaria la rimozione del manufatto si possono scegliere due alternative. La prima (e più sicura) prevede l’affidamento del compito ad una società specializzata e abilitata alla rimozione dell’amianto. L’elenco di tali ditte è riportato nell’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti.
Qualora si dovesse decidere di agire in proprio, invece, è necessario rispettare tutti i principi di sicurezza previsti dal DM 6 settembre 1994, oltre a tutte le indicazioni presenti nelle linee guida regionali per la rimozione dell’amianto.