Le metodologie di rimozione dell’amianto sono procedure complesse che richiedono rigore, competenze specialistiche e un’organizzazione meticolosa. Tale materiale, conosciuto anche come asbesto, è stato uno dei più utilizzati del Novecento per le sue eccezionali proprietà fisiche: resistenza al calore, isolamento acustico, durabilità e basso costo.
Lastre di cemento-amianto, note come Eternit, sono state installate in milioni di edifici pubblici e privati, oltre che in capannoni industriali, scuole, ospedali e infrastrutture. Nonostante il divieto di estrazione e utilizzo sancito in Italia con la legge 257/1992, il problema oggi non riguarda la produzione, ma la gestione dell’enorme eredità edilizia contaminata.
Le stime parlano di circa 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto ancora presenti sul territorio nazionale. Ciò significa che la questione non è relegata al passato, ma costituisce una sfida attuale e futura, sia per la tutela della salute che per la sicurezza ambientale.
La rimozione, tra le diverse tecniche di bonifica, rappresenta quella più efficace e definitiva. Nonostante comporti costi elevati e rischi operativi, è l’unico intervento in grado di eliminare per sempre la fonte di contaminazione, garantendo che nessuna fibra possa più disperdersi nell’ambiente.
Quando si parla di metodologie per la rimozione dell’amianto, non ci si riferisce a una semplice operazione di smantellamento. Si tratta di un processo ingegnerizzato, in cui ogni fase è studiata per ridurre al minimo il rischio di aerodispersione. Infatti, il pericolo maggiore non è rappresentato dal materiale in sé finché rimane integro, ma dalla sua manipolazione: ogni rottura, sfregamento o taglio può liberare milioni di fibre invisibili.
L’elemento cardine della rimozione è quindi il controllo del rilascio di fibre, che deve essere mantenuto dall’inizio alla fine del processo. Per ottenere questo risultato si ricorre a sistemi di confinamento dell’area, dispositivi di protezione individuale e collettiva, attrezzature specifiche e protocolli rigorosi.
Tale operazione ha vantaggi indiscutibili: elimina definitivamente la fonte di esposizione, solleva il proprietario dall’obbligo di manutenzione e di monitoraggi periodici e consente di riutilizzare l’immobile senza rischi. Tuttavia, comporta anche svantaggi: i tempi di esecuzione possono essere lunghi, i costi sono significativi e il lavoro è intrinsecamente rischioso per chi lo esegue. Inoltre, genera una quantità rilevante di rifiuti pericolosi, che richiedono una gestione complessa e costosa.

La fase preliminare è determinante perché stabilisce la corretta strategia da adottare. Non è possibile affrontare un intervento di rimozione senza una mappatura accurata dei materiali contenenti amianto e senza un’analisi del loro stato. La differenza tra amianto friabile e compatto è essenziale: il primo è estremamente pericoloso, poiché può rilasciare fibre anche senza manipolazione, mentre il secondo è relativamente stabile ma diventa rischioso se danneggiato o deteriorato.
A seguito della mappatura, viene elaborato il Piano di Lavoro, che costituisce un documento ufficiale da presentare all’ASL. In esso sono riportati:
Questa fase è fondamentale perché, se mal pianificata, può compromettere l’intero intervento e mettere a rischio la salute degli operatori e della popolazione circostante.
Un cantiere per la rimozione dell’amianto è molto diverso da un cantiere edile tradizionale. La sua caratteristica principale è la compartimentazione e il controllo degli accessi. L’area interessata viene isolata con barriere fisiche, recinzioni e cartelli di pericolo. Nei casi più complessi, come quelli in cui è presente amianto friabile, si realizzano vere e proprie strutture a tenuta, simili a “bolle protettive”, al cui interno viene mantenuta una pressione negativa grazie a ventilatori dotati di filtri HEPA.
Questo accorgimento assicura che l’aria possa solo entrare e mai uscire senza essere filtrata, impedendo così la diffusione di fibre all’esterno. Inoltre, per gli operatori vengono predisposte unità di decontaminazione, ovvero moduli prefabbricati con docce e zone filtro. Il loro scopo è quello di permettere al personale di entrare e uscire dall’area di lavoro in sicurezza, senza rischiare di trasportare fibre negli spogliatoi o in aree comuni.

Un passaggio fondamentale, spesso poco conosciuto, è il trattamento preliminare con prodotti incapsulanti. Anche se l’obiettivo è rimuovere il materiale, non si procede mai a mani nude o su superfici non trattate. Gli incapsulanti, solitamente a base acquosa, vengono spruzzati o spennellati sui manufatti da rimuovere. In questo modo si crea una pellicola che blocca le fibre in superficie e riduce drasticamente la possibilità che vengano liberate durante le fasi successive.
È importante sottolineare che questo incapsulamento preliminare non è una bonifica definitiva, ma un supporto tecnico alla rimozione. La sua funzione è esclusivamente quella di minimizzare il rilascio durante le operazioni di smontaggio.
La fase di smontaggio è la più delicata e rischiosa. Ogni manufatto contenente amianto deve essere rimosso con cura maniacale. L’obiettivo è mantenere il materiale integro. Più una lastra, un tubo o un pannello vengono frantumati, più fibre si disperdono.
Per questo motivo, gli operatori utilizzano strumenti manuali o attrezzature a bassa velocità, evitando qualsiasi utensile che possa generare vibrazioni, calore o polveri. Nei casi delle coperture in Eternit, ad esempio, le lastre vengono svitate una per una, senza mai spezzarle o lasciarle cadere. I punti di fissaggio vengono trattati con aspiratori portatili dotati di filtri assoluti, che catturano sul posto le particelle liberate.
Si tratta di un lavoro lento, meticoloso e altamente specializzato, che richiede personale esperto e addestrato.
Una volta rimosso, il materiale non può essere lasciato libero in cantiere. Ogni manufatto viene immediatamente racchiuso in film plastici ad alta resistenza, doppiamente sigillati e contrassegnati con apposite etichette che riportano la classificazione di rifiuto pericoloso.
Lo stoccaggio temporaneo in cantiere avviene in aree dedicate e protette, anch’esse isolate. Qui i colli rimangono solo per il tempo necessario ad organizzare il trasporto, riducendo così i rischi di incidenti o dispersioni accidentali.
Tre principi guidano questa fase:

Il trasporto dei rifiuti contenenti amianto è una delle fasi più regolamentate. Solo aziende iscritte all’Albo Gestori Ambientali possono occuparsene, utilizzando mezzi idonei e seguendo percorsi autorizzati. Ogni carico è accompagnato da formulari che ne certificano l’origine, la tipologia e la destinazione finale.
Le discariche per amianto sono siti speciali, dotati di celle impermeabilizzate con barriere in argilla e membrane sintetiche. All’interno, i materiali vengono depositati in compartimenti separati e poi ricoperti, così da creare un confinamento permanente. In questo modo, anche a distanza di decenni, non potranno liberarsi fibre nell’ambiente.
Una volta terminata la rimozione, l’area non è automaticamente sicura. È necessario un processo di bonifica finale, che prevede la pulizia approfondita delle superfici con aspiratori HEPA e lavaggi umidi. Successivamente vengono eseguiti campionamenti dell’aria per verificare la concentrazione di fibre residue.
Solo se i valori rientrano nei limiti normativi, l’ASL rilascia la certificazione di restituibilità, documento ufficiale che attesta la sicurezza dell’ambiente e consente di riutilizzare gli spazi senza rischi.
L’incapsulamento e il confinamento sono due tecniche alternative che hanno trovato applicazione soprattutto negli anni immediatamente successivi al bando dell’amianto. L’incapsulamento consiste nell’applicazione di prodotti penetranti o ricoprenti che inglobano le fibre, mentre il confinamento prevede la creazione di barriere fisiche che separano i manufatti contenenti amianto dalle aree abitate.
Entrambe le soluzioni sono meno costose e più rapide, ma presentano un limite evidente: non eliminano la fonte del rischio, ma ne rinviano la gestione. Prima o poi, infatti, sarà comunque necessario procedere alla rimozione. Per questo, oggi, la rimozione è considerata l’unica tecnica capace di offrire una soluzione definitiva.
In Italia, la presenza ancora diffusa di amianto in scuole, ospedali e abitazioni rende urgente un’accelerazione delle bonifiche. Gli incentivi economici, le normative sempre più stringenti e la crescente sensibilità ambientale rappresentano strumenti fondamentali per affrontare questa sfida. Solo attraverso metodologie di rimozione dell’amianto sistematiche sarà possibile liberare definitivamente il territorio da una delle più gravi eredità tossiche del secolo scorso.