Lavoratori morti a La Scala: le teorie della difesa

Si sono da poco concluse le nuove udienze del processo per i lavoratori morti a La Scala di Milano. Sono state ore davvero pesanti in aula, in cui la difesa degli imputati ha proposto alcune teorie davvero “coraggiose” e azzardate, al fine di attribuire le cause dei decessi ad altre ragioni, slegate dal servizio prestato all’interno del noto teatro.

 

Tecnici e medici contro i lavoratori morti a La Scala

Gli imputati per i tragici decessi causati da malattie asbesto compatibili contratte, secondo l’accusa, durante l’attività lavorativa svolta al teatro La Scala, sono attualmente 4. Tre di essi sono ex dirigenti della fondazione Teatro alla Scala (sovraintendente Fontana, Dott. Traina, dott.sa Samoggia) mentre il quarto, il geometra Filighera, è venuto a mancare l’estate scorsa.

Coinvolti nel processo ci sono poi, un dirigente che tutt’ora mantiene la propria carica (il direttore degli allestimenti scenici F. Malgrande), e i responsabili civili, ovvero la Fondazione Teatro La Scala e il Centro Diagnostico Italiano.

Fra i testimoni della difesa che sono stati ascoltati più di recente uno di questi faceva parte proprio del Centro Diagnostico Italiano, il dott. Traina, che all’epoca dei fatti era anche consulente della Scala per la sicurezza. Le altre figure “professionali” coinvolte sono state il prof. Cottica (un’igienista) e un medico del lavoro, il dott. Liscalzi.

Questi ultimi, in particolare, sono noti per aver già fatto da consulenti per la difesa in altri procedimenti legali in cui erano coinvolte società accusate di aver violato le norme sulla sicurezza per l’amianto. “Tecnici” che sembrano giovare molto da tale tipologia di udienze e che non si fanno scrupoli ad affermare tesi davvero fantasiose.

 

Le teorie della difesa sono davvero poco rispettose

Quello che più ha sconvolto il pubblico che ha preso parte alle ultime udienze sono state le teorie messe in piede dai suddetti soggetti. Secondo questi “tecnici”, i lavoratori morti a La Scala, sarebbero stati esposti alle fibre killer molto prima di assumere il loro impiego nel teatro, poiché avevano prestato servizio come falegnami, muratori e simili in altri cantieri.

Addirittura in un caso hanno avuto l’ardire di lasciare intendere che uno dei lavoratori fosse stato contaminato dall’amianto in tenera età, poiché allora residente a Casale Monferrato. Insomma ipotesi davvero poco rispettose delle vite di 10 operai stroncati per mesotelioma e altre malattie asbesto compatibili.





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