I numeri e le iniziative dell'ultima Giornata Mondiale delle Vittime dell'Amianto

 Il 28 aprile si è svolta l'ultima edizione della Giornata Mondiale delle Vittime dell'Amianto. Questa occasione pubblica ha rappresentato un contesto ideale per riflettere sulla situazione italiana a 27 anni dalla messa al bando della fibra killer, fino al 1992 molto utilizzata in diversi contesti (soprattutto in ambito edilizio). Nonostante siano passati quasi 30 anni, la situazione nel nostro Paese non è certo delle più felici. Secondo le stime Inail, l'Italia è infatti uno dei Paesi più colpiti al mondo dalle patologie amianto-correlate.

Le iniziative del 28 aprile

Durante la Giornata Mondiale delle Vittime dell'Amianto, in tutta la penisola sono state organizzate diverse iniziative finalizzate sia a commemorare le tantissime persone che hanno perso la vita a causa dell'esposizione all'asbesto, sia a non far scemare l'attenzione sul problema dei lavoratori ancora esposti.

Le stime OMS parlano purtroppo chiaro: sono ancora più di 125 milioni in tutto il mondo i lavoratori esposti alla fibra killer. Come già ricordato, la situazione italiana non brilla certo per efficienza, dal momento che nel nostro Paese i lavori di bonifica procedono molto a rilento.


I numeri del Libro Bianco dell'Osservatorio Nazionale Amianto

Nel corso della Giornata Mondiale delle Vittime dell'Amianto il 28 aprile si è parlato anche del Libro Bianco dell'Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), un documento che fotografa in maniera efficace il numero dei decessi per patologie amianto correlate. Nel corso dell'anno 2017, 6.000 persone hanno perso la vita per gli effetti dell'esposizione all'amianto. Più di tremila sono decedute a causa di un tumore al polmone. Le altre cause di morte sono invece l'asbestosi e il mesotelioma.

Quest'ultima è la patologia che più si associa all'amianto e non a caso. Dal 1993 al 2015, sono state infatti più di 21.000 le nuove diagnosi, molte delle quali hanno riguardato anche persone esposte non direttamente ma per motivi familiari.

In poche parole, l'amianto uccide non solo chi è direttamente esposto sul luogo di lavoro, ma anche chi lo respira perché maneggia i capi di chi ha vissuto in prima persona l'esposizione. Nel corso degli anni sono state infatti numerose le diagnosi che hanno riguardato le mogli di operai che lavoravano presso impianti produttivi caratterizzati dalla presenza di amianto.






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