La strage nel casertano causata dall’amianto continua tutt’ora a mietere una grande quantità di vite. A lanciare il preoccupante allarme è stato l’Osservatorio Nazionale Amianto che, dati alla mano, ha sottolineato quanto sia elevato il rischio di contaminazione in alcune località della provincia campana.
Sono tantissimi gli appelli proveniente da molti Comuni del casertano, sia piccoli che grandi. Una sempre maggiore quantità di cittadini chiede a gran voce bonifiche mirrate a mettere in sicurezza il territorio, a causa di una situazione divenuta ormai insostenibile. L’appello è stato accolto dall’ONA, nella persona dell’avvocato Ezio Bonanni (presidente dell’associazione) che recentemente ha presentato alcuni numeri preoccupanti.
Stando ai documenti, infatti, nel territorio campano l’amianto ha mietuto ben 660 vittime nel solo 2022, senza contare le migliaia di nuovi ammalati aggiuntisi ad una lista già terribilmente lunga. Secondo gli ultimi dati di censimento disponibili (risalenti ancora al 2018), ci sono 3 siti industriali contaminati dall’asbesto, 85 edifici pubblici, 955 edifici privati e 3043 coperture in eternit, per un totale di oltre 4.000 strutture.
In più, considerando le numerose attività legate alla metallurgia, alla cantieristica navale e all’edilizia, è chiaro come una quantità ancora indefinita di lavoratori sia stata esposta negli anni alle pericolose fibre killer rilasciate dall’amianto, materiale comunemente impiegato in tutti i settori sopra citati almeno fino alla messa al bando negli anni ’90.
Bonanni ha definito la strage nel casertano una situazione davvero drammatica che, purtroppo, continuerà a ferire la popolazione locale per ancora molto tempo. Pertanto, ha insistito sulla necessità di approntare dei piani precisi di intervento, in modo da mettere in sicurezza le aree più a rischio, in particolare le scuole.
Servono poi discariche adeguatamente attrezzate per lo smaltimento dell’amianto, in modo che tutto il materiale confiscato possa essere correttamente eliminato. Ma soprattutto, è fondamentale accelerare le tempistiche di risposta, poiché le fibre killer agiscono anche a distanza di molti anni, dai 20 ai 30, fino anche ai 50.
La speranza è che le istituzioni si mobilitino il prima possibile, in modo da dare risposte rapide e concrete alle richieste di aiuto dei cittadini sempre più spaventati.