A Casale un incontro per discutere del processo Schmidheiny

Si è tenuto pochi giorni fa a Casale Monferrato un importante incontro sul processo Schmidheiny. L’Afeva (Associazione dei Familiari delle Vittime dell’Aminto) ha invitato ad intervenire sull’argomento diversi esperti del settore in attesa degli sviluppi della procedura penale attualmente in Corte d’Assise a Novara.

 

Tante voci per contrastare le affermazioni della difesa

L’interessante tavola rotonda organizzata da Afeva (rappresentata da Giuliana Busto, Nicola Pondrano, Bruno Pesce e Mirko Oliaro) ha annoverato tra i propri ospiti autorità del mondo accademico, tra cui: il professor Arthur Frank, medico del lavoro della Drexel University (Usa), il professore universitario Eduardo Algranti (Brasile), il professor Barry Castleman, esperto della storia e dell'evoluzione della conoscenza del rischio amianto nel mondo, nonché il professor Benedetto Terracini e Corrado Magnani.

Obiettivo dell’incontro era quello di mettere in luce le principali differenze tra il sistema giuridico statunitense e quello italiano in materia di sicurezza sul lavoro e amianto. È stato il professor Frank con lungo ed esaustivo intervento a sottolineare come alcune tesi della difesa nel processo Schmidheiny siano facilmente smontabili da un punto di vista prettamente scientifico.

In particolare, si è discusso delle affermazioni sostenute da Gray Marsh, consulente assunto dal tycoon svizzero. Quest’ultimo ha infatti asserito che “conterebbe solo la prima esposizione all’amianto”, pertanto non sarebbe dimostrabile che la colpa è dell’azienda del proprio cliente.

Tesi facilmente confutabile, poiché se fosse come egli sostiene, suggerisce Frank, allora una sola esposizione produrrebbe la medesima percentuale di casi di mesotelioma, cosa che però non avviene. Lo scienziato ha poi incalzato dicendo che tali affermazioni non hanno alcuna base biologica visto che è la quantità di esposizioni a determinare l’avvelenamento (come sostenuto da Paracelso già 500 anni addietro).

 

La difficoltà di effettuare diagnosi secondo la difesa del processo Schmidheiny

Un altro punto su cui stanno premendo gli avvocati della difesa nel processo Schmidheiny, è quello secondo cui anni fa era molto più difficile eseguire una diagnosi certa di mesotelioma. Cosa assolutamente non vera, dice ancora una volta Arthur Frank.

Ha inoltre asserito con forza che la fabbrica è l’unica vera responsabile per la contaminazione di Casale con l’amianto, ribadendo che tutte le esposizioni sono da considerarsi egualmente pericolose. È stata poi esplicata l’importanza di affidarsi ad autorità scientifiche oneste per le consulenze, mettendo così in dubbio senza troppi giri di parole la professionalità dei consulenti interpellati dalla difesa.





Può interessarti anche: